venerdì 15 novembre 2013

le mie stagioni:" L'estate"

Le sere blu d'estate,andrò per i sentieri
graffiato dagli steli,sfiorando l'erba nuova:
ne sentirò freschezza,assorto nel mistero.
Farò che sulla testa scoperta il vento piova.
Io non avrò pensieri,tacendo nel profondo:
ma l'infinito amore l'anima mia avrà colmato,
e me ne andrò lontano,lontano e vagabondo,
guardando la Natura,come un innamorato.

(Arthur Rimbaud) 

Si cominciava a pregustare l'estate ancora a maggio, le giornate diventavano lunghissime, le notti tiepide e l'erba cresceva rigogliosa.
La scuola si frequentava con una certa svogliatezza pensando che non mancava molto alle vacanze estive.
A giugno c'era la sagra del paese in onore di sant' Antonio; era una sagra molto sentita  nella vallata, per l'occasione arrivavano due giostre e tre/quattro baracconi del tiro a segno, la sera della vigilia arrivavano a piedi i pellegrini, anche da paesi molto distanti e chiedevano ospitalità, accontentandosi di dormire nei fienili, poi da più grandicello, venni a conoscenza  che  nel fieno tiepido e profumato Eros era in agguato e, a volte, galeotto fu il pellegrinaggio, perché qualche pancione  cominciava a crescere durante l'estate, 
Verso la metà di giugno il bestiame veniva traslocato nelle baite in alto



 e lasciato libero di pascolare nelle radure dei boschi, il compito di accudire gli armenti era dei bambini, significava passare intere giornate a giocare nei boschi, mangiando un paio di panini che  si portavano da casa e tempo di marachelle a non finire.
Durante l'estate bisognava anche aiutare i grandi per la fienagione,



 questo era un lavoro abbastanza pesante e anche noioso, di contro però si ascoltavano i discorsi dei grandi che generalmente parlavano di sesso convinti che i piccoli non capissero, invece i piccoli erano molto, molto precoci.
Nel periodo estivo i ragazzi figli di minatori venivano inviati in colonia dalla Montecatini, di quei periodi ho ancora dei vividi ricordi: gli sbuffanti treni a vapori e la sete feroce durante le lunghe ore di viaggio fino in Romagna,

 
 la forte nostalgia di casa in quelle tre settimane durante le quali si era irreggimentati, noi che conoscevamo la gioia della libertà e dell'autonomia, ( per la nostalgia l'ultimo periodo di colonia avevo sopperito portandomi da casa una scatoletta di magnesia san Pellegrino riempita di terra del mio cortile) , poi ricordo ancora lo stupore che provavo al ritorno a casa nel vedere quanto era cambiato il paesaggio per l'evolversi della stagione.
L'estate era anche tempo di funghi e frutti selvatici



 quasi quotidianamente le mie escursioni, ( quando avevo giornate libere), mi consentivano di ritornare a casa con il mio fazzolettone legato per le quattro cocche e con un bel contenuto di porcini e finferli, un piatto delizioso  con la polenta.
Dell'estate mi resta sempre un'acuta nostalgia delle sere passate nel villaggio, sulle panche davanti alle case, chiacchierando e  mirando le cime dei monti che si arrossavano al tramonto, virando poi al violaceo e la luna che spuntava dalla montagna e le lucciole che rallegravano le sere del solistizio e il profumo intensissimo del fieno appena colto che fermentava nei fienili e il martellare ritmico del falciatore che "batteva la falce" sul maglio per ridare il filo tagliente e l'odore resinoso del fumo della legna che bruciava nei focolari e le risate dei bambini che si rincorrevano fra i cumuli del fieno nei prati appena falciati e i potenti temporali estivi e la gioventù che mi stava lasciando per la responsabilità di dovermi allontanare  dal calore degli affetti che mi circondavano per emigrare da solo in città e fra gente sconosciuta alla ricerca del mio futuro



 Delle quattro stagioni dell'anno
l'estate è la più chiara e la più
ardente, fa maturare i frutti
e sparge risa e luce.

Com'è bello, discendendo al fiume,
fermarsi sopra l'acqua,
per ascoltare in lontananza il cuculo,
per vedere la giovane luna..

(Nikolay Aseev)


 






 

6 commenti:

ale ha detto...

meraviglia Sileno!!!
anche io l'unico triste ricordo legato all'estate è riconducibile alla colonia marina...una nostalgia così forte di casa che ci sono voluti diversi decenni prima di ritornare sulla costa romagnola!

ventisqueras,wordpresse,com ha detto...

quanta Poesia e quanta schiettezza in questa bellissima lettura! parla di un mondo lontano, genuino e sano, forse per sempre perduto e da molti di noi mai conosciuto...grazie davvero per questa passeggiata nel verde del tempo, con la luna che scolora nel mattino e fa il suo saluto con l'inchino...

Patzy ha detto...

Oh! Che sensibili ricordi che portano questi stazioni tuoi, Sileno. Mi è piaciuto molto la tua idea, e il modo in cui l´hai presentato noi attraverso i tuoi ricordi e foto. Grazie per aver condiviso queste storie in un modo cosi poetico. Grosso abbraccio.

Gibran ha detto...

Continui con i nostri ricordi paralleli,anche se tu in montagna io in collina, ma la tutti e due con le stesse emozioni.
Ciao Sileno grazie.

Pierpaolo ha detto...

Sembra quasi di sfiorarti l'anima mentre ci rendi partecipi dei tuoi ricordi dall'odor di nostalgia... Nostalgia, non c'è modo più rischioso e dolce di rimembrare il proprio passato... A presto e grazie Sileno

speradisole ha detto...

Molto bello questo modo di mettere insieme la poesia e la natura. E' sempre un piacere leggere e nello stesso tempo vedere immagini così belle.
Grazie e un abbraccio.